L’Iran è un Paese allo stesso tempo modernissimo e per certi versi arretrato, in ogni caso completamente diverso da come ce lo presentano Tv e giornali. Da un lato è profondamente legato agli aspetti religiosi, che si legano saldamente all’epoca di Maometto e dei suoi primi successori, dall’altro è in preda ad una voglia di modernità assolutamente paragonabile a quella occidentale.
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IA Teheran, la capitale che supera gli 8 milioni di abitanti, il cielo è sempre coperto da una cappa di smog ed traffico, per usare un eufemismo, è totalmente caotico. Code interminabili di auto avanzano faticosamente fermandosi ogni pochi metri e nemmeno la metropolitana, i taxi che percorrono itinerari fissi e gli autobus pubblici abbastanza frequenti riescono a ridurle. La viabilità inoltre non aiuta, le rotonde quasi non esistono e, se si deve svoltare a sinistra, spesso occorre fare qualche chilometro prima di poterlo fare.
Nelle città più piccole le cose non vanno molto meglio, anche perché i mezzi pubblici scarseggiano. In compenso le strade extraurbane sono ottime e con tempi di percorrenza contenuti, ma occorre stare attenti agli autovelox per non ricevere via sms la comunicazione di una multa …
Dove si percepisce l’embargo occidentale è nella scarsa varietà di marche automobilistiche: si vedono soprattutto le asiatiche, mentre di occidentali ci sono solo le Peugeot.
In Iran l’unica cosa più importante del cellulare è il Corano (con rispetto parlando). Se prima di partire per questo Paese si può avere il dubbio che embargo e Repubblica Islamica abbiano affossato le comunicazioni, bastano poche ore per dissipare ogni sospetto: cellulari e tablet sono infatti onnipresenti, mentre, per quanto riguarda i Social, Whatsapp, Telegram, Google e Facebook sono comunemente utilizzati. Inoltre, non capita di rado che dopo aver fatto una foto a qualcuno questi dia il suo indirizzo mail per farsela inviare, così come può capitare che qualche ristoratore chieda di valutare bene il suo locale su Tripadvisor, locale dotato naturalmente di “wi-fi”.
La cosa veramente peculiare, e per certi versi stupefacente, nella vita dei persiani è la presenza della poesia . Le poesie di Hafez, in particolare, sono una sorta di guida spirituale nella vita di molti ed è infatti uso comune cercare nei suoi versi le risposte alle situazioni della vita.
A Shiraz, dove c’è la tomba del poeta, è facile vedere frotte di persone in una sorta di pellegrinaggio poetico, con gente che legge o declama i suoi versi con un sorriso a “32 denti”, mentre all’esterno dei pappagallini pescano casualmente dei bigliettini con su scritte delle poesie contenenti le risposte che si cercano.
L’Iran, per i nostri media e per i nostri luoghi comuni, è sinonimo di intolleranza: velo obbligatorio, Islam come religione di Stato e niente alcol. Effettivamente, anche le donne straniere, turiste incluse, devono portare il velo, ma sul come c’è molta tolleranza: le occidentali lo portano come capita e nessuno dice niente, le iraniane vanno dal “non deve uscire un capello” al “ti faccio vedere il ciuffo biondo”. Allo stesso tempo si rimane colpiti dal livello di cura che molte ragazze hanno per il loro viso poiché, dovendo mantenere un certo livello di modestia nel vestire che non permette loro di esibire il corpo (anche se tra le giovani i chador sono piuttosto rari), il volto ha assunto un ruolo di primo piano: nasi rifatti, rossetti marcati, sopracciglia disegnate e sorrisi sfavillanti.
Lo stesso “mix” di imposizione e tolleranza si trova in ambito religioso. Certamente l’Iran è una Repubblica Islamica, ma è altrettanto vero che si entra tranquillamente nella Chiesa cristiano ortodossa di Isfahan, si passa davanti all’ospedale intitolato a Gesù figlio di Maria e nessuno, incluse le guide nei luoghi sacri, si pone il problema “di che religione è il visitatore”.
Niente tolleranza invece verso il consumo di alcol, che è totalmente bandito, al contrario di altri paesi musulmani dove lo si trova senza problemi. Il fatto che sia bandito non significa però che non esista perché molti iraniani si preparano in casa quanto non possono trovare nei negozi ed esiste un floridissimo “mercato nero”.
Certamente l’Iran è un Paese con un potenziale turistico enorme perché ha un territorio che presenta habitat e culture diverse (ci sono mare ed alta montagna, deserto e foreste, così come iraniani, curdi, beluchi e altri nomadi di varie etnie) ed offre tesori artistici preziosissimi, primo tra questi Persepoli, città stoiche fenomenali come Isfahan, Shiraz, Yadz e Kerman oltre a pittoresche cittadelle del deserto. Le guide turistiche vantano un ottimo livello di conoscenza delle lingue straniere, incluso l’italiano, ed una buona preparazione culturale; mentre le strutture alberghiere sono semplici ma sempre pulite ed accoglienti.
Un’altra inestimabile ricchezza di questo Paese è la naturale cortesia dei suoi abitanti, che fa sentire i turisti sempre graditi e benaccetti.
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