Skip to main content

Interviste al Mahakumbhamela

Nell’ambito della ricerca svolta sul Mahakumbhamela del 2001 abbiamo incontrato alcune delle principali figure che hanno avuto in carico l’organizzazione e la divulgazione culturale dell’evento, un ampio numero dei personaggi di maggior carisma spirituale ed uno stuolo di pellegrini, alcuni anche occidentali. Di seguito riportiamo alcuni dei racconti tratti dalle molte ore di filmati che furono raccolti, con l’intento di offrire una breve sintesi dell’ ”esperienza” del Kumbhamela, con pensieri e riflessioni di chi lo ha preparato, chi lo ha diretto e di chi vi ha partecipato.

Di seguito

  • Sangama, il grande Guru
  • Sadakant, Divisional Commissioner
  • Professor Devi Prasad Dubey
  • Naga Sadhu del Nirvani Akhara
  • Maga Yogi Pilot Baba
  • Tantric Yogiraj Sri Ramesh Ji Maharaj
  • Sri Sri Ravishankar
  • Swami Prashad Sharma Shastri, Akil Bharatvasheeya e la Yagya
  • Sri Sri 108 Srimanant Pandit Swami e Baba Bhagwant Bhajan Singh (Sikh)
  • Deena Bandhu (Hare Krishna)
  • Pellegrini occidentali
  • Pellegrini in cammino

 

Rituali sulla riva

Mahakumbhamela, Naga dopo l’abluzione

Meditazione al Sangama

Sangama, il grande Guru

Ma c’erano proprio tutti al Sangama, la sacra confluenza? Ci disse il Prof. Devi Prasad Dubey dell’Università di Allahabad: “Qui troviamo migliaia di Guru, grandi Swami ed i meravigliosi folli mistici Naga Baba; ma i più profondi Maestri non si siedono qui alla confluenza. Babaji [ndr.: il mitico yogin immortale] e quelli del suo rango siedono lungo la riva alcuni chilometri dopo la confluenza; se hai la fortuna di incontrarli puoi capire che sono loro molto semplicemente: giungono, si siedono davanti al fuoco sacro e si alzano solo quando il Mela è finito.” …ma, diciamo noi: il Mela dura un ciclo lunare… “Certo.” Restiamo piuttosto sconcertati ma entusiasti per questa rivelazione e, dopo qualche preghiera, ci promette di portarci da uno di questi Yogi; si unisce a noi un piccolo gruppo di amici italiani arrivati fin qui per seguire l’ultima abluzione di auspicio del Mahakumbhamela; il Professore ci porta tutti.

Giunti sul posto ci siamo avvicinati con garbo, ma un po’ disordinati e disattenti; il Baba con un tremendo colpo di spada vibrato sulla terra di fianco al fuoco sacro ci congela, facciamo qualche passo indietro rendendoci conto di essere al cospetto di un essere molto speciale. Ci sediamo in silenzio di fronte allo Yogi che siede nella postura del loto mentre alcuni dei nostri fanno delle prostrazioni. Nessuno capisce quanti anni possa avere, la carnagione è perfetta ma lo sguardo troppo profondo per avere un’età definibile, siede perfettamente eretto emanando un fortissimo senso di presenza, abbiamo tutti la sensazione che non esista nel nostro stesso tempo; un assistente gli porge un grande cylum che lui accende e gli restituisce recitando un mantra, da offrire ai devoti. Nessuno gli si avvicina eccessivamente, come se l’aria che lo circonda fosse troppo vibrante, e la cenere del fuoco sacro che arde da settimane ai suoi piedi viene apposta sulla fronte dei devoti da un assistente; lui resta immobile, fino al completamento del Mela. Guardo il Professore; mi capisce e sussurra: “Il Baba parla raramente, ma durante il Mela mai”. Ci rassegniamo così a non fare delle domande: per i devoti ogni risposta è in questa assoluta presenza, ogni parola potrebbe solo infrangere il cristallo della mente divina che per loro qui è manifesta in tutta la sua potenza, nel Guru. Ci accontentiamo così di portare con noi le immagini riprese da una nostra amica ed ognuno custodisce la sensazione di questo particolare incontro … di questo Yogi manca così un’intervista, ma volevamo almeno dirvi che esiste!

 

Sadakant, il “Divisional Commissioner” del Kumbhamela

Una delle persone con l’incarico più difficile al Kumbhamela era il responsabile dell’organizzazione e della sicurezza. Abbiamo così rubato un poco del suo tempo per avere un suo resoconto diretto. Ecco cosa ha risposto alle nostre domande.

Quante persone vi aspettate? 
“Si prevedono 70 milioni di persone nell’intero periodo e nella data del 24/1 oltre 30 milioni.”

Come riuscite a gestire un afflusso di massa simile?
“Sono stati predisposti più di 200 treni speciali, oltre 5000 bus, piccoli veicoli ecc. Il Mela è diviso in 12 settori. Ci sono due tipologie di pellegrini, quelli residenziali che si fermano da due settimane a più di un mese. Per gli afflussi di chi viene solo per l’abluzione di una giornata è stato riservato il settore 3, che è libero ed a disposizione per questo esodo fluttuante. Per le abluzioni rituali sono predisposti spazi a monte della confluenza per 10 chilometri lungo il Gange e per 5 km lungo lo Yamuna, ed anche per 5 km a valle della confluenza. In tutto sono disponibili 5000 ettari su un raggio di 25 km.”

Il 14/1 si è visto un afflusso colossale; come pensate di reggere gli spostamenti del 24?
“Abbiamo un piano molto dettagliato per la gestione del flusso di persone e le forze di controllo e di sicurezza sono organizzate per gestire in ogni particolare il tutto. Sono stati posti anche 15 ponti di barche per facilitare gli spostamenti, 13 sul Gange e 2 sullo Yamuna e stesi oltre 100 km di strade temporanee. Le misure di sicurezza sono vaste, con 25.000 poliziotti e 5 compagnie della polizia fluviale per proteggere i pellegrini durante le abluzioni. 10000 barche sono sul fiume per trasportare e aiutare i pellegrini.”

E per la sicurezza? [citiamo di aver visto militari con i rilevatori antimina sulla spiaggia]
“Sono misure preventive di routine, non sono misure speciali, il personale di sicurezza e il personale della polizia sono dislocati per delle misure cautelative che sono necessarie in una così grande aggregazione di persone.”

Avete registrato incidenti?
“Non finora, Dio ha aiutato. Il 14 è andato tutto benone; è stata una grande soddisfazione, ed anche una grande sfida. Tanta gente è qui, anche dall’estero, e sono presenti i media, tutto il mondo ci osserva, e per noi è una grande sfida.”

Perché è stata posta una rete di altoparlanti così capillare ed estesa? [Si aveva l’impressione che al Kumbha vi fosse il sistema più grande di altoparlanti mai allestito sulla Terra, spesso gracchianti e comunque tutti regolati con un volume assordante attivi 24 ore su 24]
“Più del necessario, forse si fanno troppi annunci e l’inquinamento acustico è eccessivo. Stiamo intervenendo per ridurlo al livello minimo compatibile con le necessità.” […è rimasta un’intenzione…]

Come riuscite e garantire rifornimenti, acqua ed igiene? Ci dicono che l’utilizzo della plastica è vietato, è vero?
“Plastica e prodotti non biodegradabili sono vietati al Mela. Stiamo eliminando l’inquinamento del Gange. Sono state deviate o eliminate le immissioni inquinanti peggiori. Abbiamo 10.000 spazzini in servizio per tenere pulito. Sono stati costruiti gabinetti e per l’acqua potabile nell’area del Mela sono stati predisposti 30 pozzi; è stato allestito un ospedale con 200 letti, e ognuno dei 12 settori ne ha uno con medicinali e dottori in servizio, Si spargono insetticidi e disinfettanti per avere un ambiente pulito e la spazzatura viene portata via regolarmente. L’ambiente del Mela deve essere pulito e il governo ha fatto quanto necessario per questo.”

Cosa ci dice dello sfruttamento commerciale del Kumbhamela, perché è concesso? [Citiamo le “tv nere”, dei giganteschi parallelepipedi con schermi Tv in gara di volume con gli altoparlanti degli annunci] 
“Non consentiamo lo sfruttamento commerciale del Kumbha, perché questo è un evento spirituale e culturale. Ci sono alcune agenzie che lavorano in campo umanitario e che hanno messo degli impianti, e su cui oltre agli annunci del Kumbha vengono inserite delle pubblicità che non siano in contrasto con lo spirito dell’evento. Il permesso è stato concesso in funzione di interventi a favore del pubblico, e sarà nostra cura intervenire se ci sono abusi.”

Quante persone utilizzate per gestire il tutto?
“Oltre 100.000 militari più lo staff dirigente, 25.000 membri delle forze dell’ordine, 25.000 persone dell’amministrazione civile. Più i volontari delle organizzazioni dei santi e dei Sadhu; queste persone, che sono venute qui per i bagni rituali, sono qui anche ad aiutare affinché il tutto vada per il meglio.”

 

Professor Devi Prasad Dubey 

Il Professor Devi Prasad Dubey nel 2001 era docente del dipartimento di Storia Antica dell’Università di Allahabad e Segretario Generale della Society of Pilgrimage Studies, un’associazione che raccoglie professori universitari e ricercatori di molte università del mondo interessati alle tematiche dei pellegrinaggi. Autore di diversi trattati d’interesse, tra cui il testo forse più esaustivo sul Kumbhamela che si svolge al Triveni, “Prayaga”. Ecco alcuni brani delle interviste che gli furono fatte:

“Il Kumbhamela è il momento unificante dell’induismo, il grande raduno dove tutti si trovano accomunati. Nell’incontro di tutte le correnti ci sono anche stati dei contrasti; ma nel Rigveda si dice che Dio è uno ed esistono molte interpretazioni. Ai Mela ci sono state battaglie solo per le precedenze nell’aggiudicarsi il primo momento delle abluzioni, mai per motivi di dottrina.
Il 24/1 di questa ricorrenza in particolare è molto speciale per motivi astrologici, ed il Kumbha si può comprendere solo in relazione all’astrologia. L’inizio del ciclo dei Kumbha è ad Haridwar, ed a seguire è in relazione alle varie località. Per quanto concerne i miei studi la leggenda della giara non ha riscontro nei testi più antichi. Mentre l’elogio all’acqua del Gange si ritrova spesso nell’epica indiana, ad esempio nel Mahabaratha, dove quest’acqua è definita come l’amrit [ambrosia]. Il Kumbha è sempre associato al Gange, anche a Nasik che è il punto più lontano dal sacro fiume, perché si dice che ogni 12 anni il Gange emerga lì dal mondo sotterraneo.
Le diverse abluzioni nel corso di un Mela hanno diversi significati legati al ciclo astrologico dei vari giorni. In questo Kumbha la luna piena del mese di Magh (9/1) rappresenta l’inizio del Kalijuga [il corrente ciclo cosmico], mentre il 24/1, che è la data di maggior auspicio di questo Mela, per 24 ore Giove è nella costellazione del Toro mentre il sole si trova già in Capricorno. Le ricorrenze di questo mese lunare sono legate a Vishnu; Shiva ha il suo giorno a Shivaratri, il 21/2, che è il giorno più sacro al Dio ed in questo caso corrisponde alla chiusura del Mahakumbhamela.
Questo è un luogo di vero potere, l’uomo trova i punti, non li crea mai; Prayaga, tra i più sacri, è la “radice della creazione”. Facendo un’analogia col corpo, Prayaga è il centro, il cuore: pur essendo tutto il resto utile, qui c’è il fulcro di ogni cosa. I pellegrinaggi sono sempre associati a luoghi d’energia, ed è lo scopo della nostra associazione [Society of Pilgrimage Studies] che raccoglie professori di tutto il mondo andare a fondo di questo fatto.
Anche la sabbia che qui si respira in abbondanza ci purifica. Il Gange al centro non è inquinato, nonostante contenga solo il 10% di acqua da Gangotri, che sono le sue fonti himalaiane: perché è santo. L’acqua del Gange è un nettare per le persone umane, e io mi ci immergo con grande fede. Il 24/1 nessuno si ammalerà o prenderà irritazioni sulla pelle, anche se milioni di persone condivideranno la stessa acqua. L’acqua è proprio miracolosa. La dedizione dei pellegrini dimostra la fede profonda di noi indiani nel Gange.”

Interviste ai Naga Sadhu del Nirvani Akhara

I grandi protagonisti dei Kumbhamela sono i Naga Sadhu, persone molto venerate in India per la profondità della devozione e l’assoluta fede; personaggi che nel mondo sono divenuti ormai celebri per il loro aspetto. Non è semplice intervistare un Naga… Avendo frequentato per alcune settimane il campo del Nirvani Akhara e con i buoni auspici di uno dei loro Maestri, Kashi Bhirati Baba, siamo riusciti in questo intento, raccogliendo questi pochi brani: i Naga Sadhu dedicano il tempo alla pratica devozionale e non si relazionano in modo “normale” con gli altri, il loro modo di comunicare è nel silenzio, ed un certo numero fa anche questo voto – è più usuale per loro condividere con i devoti il potente fumo del charas piuttosto che le parole. Tra coloro che parlano, la maggior parte non dà un suo nome.

“Mi chiamo Mahanta Somarananda Saraswati. Vengo da Kangra nell’Himachal Pradesh e durante le mie giornate pratico gli insegnamenti del Guru, canto gli inni e prego che l’India abbia buona fortuna. Sono Naga per meditare, per il mio Guru, per purificare il mio corpo, per portarmi verso l’illuminazione e ad un livello di pensiero elevato. Al Kumbha ci sono i Guru, per questo sono qui. Ognuno viene per i Maestri, ognuno chiama Dio e Dio vive in ognuno; e tutti Lo ricordano grazie alla loro anima. Ognuno ha Dio come Maestro e Guru. Sono Naga per meditare e portarmi verso l’illuminazione, per ricordare il Guru e per purificare la terra dell’India e renderla più pura. Appartengo alla scuola Darshanmakara. Ci bagniamo per ottenere grandezza, e per avere grandezza bisogna avere la benedizione del Guru, serve il Darshan. Il corpo è fatto di 5 sostanze e quindi da 5 Guru. Il nostro Akhara è stata fondato da Shankaracharia. Ho iniziato da giovane la vita spirituale, sono di famiglia bramina e sono stato ben educato, ho ottenuto delle realizzazioni e ho fondato 4 monasteri. Ora ci sono troppe religioni che si seguono in India ma Dio è sempre uno. Il Kumbhamela è un evento benedetto, perché qui è caduta l’amrita, come negli altri tre posti di Haridwar, Ujjaini e Nasik. Il nostro Akhara è divino, non sappiamo quando è iniziato.”

“Mi chiamo Keshav Varti, vivo vicino a Badrinath nella foresta profonda nei pressi del Gange. Sono Naga per ricordare Dio, per meditare, e per preservare la religione. Io medito un solo Dio e lui mi da ogni cosa di cui necessito. Voglio dire alla persone italiane che devono essere sempre felici e che devono aiutare a preservare la religione. Sono venuto al Kumbhamela per fare il bagno sacro e per conoscere i risci muni [grandi maestri], sono qui per parlare con loro.”

“Vivo nel Madhia Pradesh. Sono Naga grazie alla benedizione di Guruji e dello Yoga. Grazie a Guruji sono un Naga Sadhu. Servo il mio Guru tutto il giorno, canto inni religiosi. Siccome tutti gli dei e le dee si trovano qui, sono venuto al Kumbha.”

“Essere Naga è una grazia di Dio, solo coloro che ricevono questa grazia divengono Naga. Senza il consenso di Dio neanche le foglie si muovono, tutto è dovuto alla Sua volontà. Essere o non essere dipende da Dio. Per via della mia fede ho dato tutto a Dio, e Lui fa tutto per me. Sono qui perché la mia bandiera, il mio Akhara, è qui.”

“Vivo a Nagodi nell’Uttarkashi, vicino a Gangotri. Noi Naga siamo l’esercito di Shankaracharia. I Naga sono il suo esercito, e quando la religione è in pericolo o il paese è in pericolo i Naga combattono senza paura per la vita. Ma l’obiettivo è il benessere di tutto il mondo.”

“È per volontà di Dio che sono Sadhu, ho 45 anni e vivo a Kirilakimpur nell’Uttar Pradesh. Io canto inni a Dio tutto il giorno. Sono qui per il kalpavasa [per tutta la durata del Mela].” [Poi racconta la leggenda del Kumbha, della giara delle quattro gocce di amrita ecc].

Maha Yogi Pilot Baba

Questo veneratissimo Yogi, Presidente della World Peace Campaign con sede a Tala Gethia a Nainital, con il peculiare nome “Pilot Baba” perché prima di immergersi nella vita religiosa era pilota di jet passeggeri. Apparteneva alla scuola anche la condiscepola di un comune Guru, una famosa yogini giapponese giunta a notorietà perché ai Kumbhamela si fa seppellire sotto terra per un Samadhi della durata di tre giorni. Abbiamo intervistato Pilot Baba per chiedere chiarimenti su questa cosa, chiedendogli: “Cosa succede domani, quando la yogini andrà sotto terra? Come fate?” Ecco cosa ci disse:

“Domani quello che succede è un samadhi, che vuol dire andare oltre il corpo e la mente. Rilassare il corpo totalmente, senza la mente; la mente diventa senza significato e si diventa solo coscienza. La nostra yogini ha deciso di eseguire questa cosa a tutti i Kumbhamela in India. Domani all’una lo fa per la pace. Non è un mistero, è una realizzazione della vita; alle radici della vita si può ottenere un sé più elevato. Ci sono dei metodi per stare in samadhi per tempi lunghissimi. Si ferma tutto, si scollega il sé. Si sospende ogni attività, come fossimo per esempio un’automobile, dove la chiave d’avviamento è l’essere. Chi sperimenta samadhi si può scollegare dai vari elementi di connessione. Da acqua fuoco e aria. E diventare un essere, il nulla. Se diventi un sé puro, comunichi con il tutto, non devi apprendere, diventi natura che è collegata a tutto, comunichi con tutto. La volontà interiore esplora il potere interno verso il tutto. Tutta la scienza e la conoscenza emerge dal samadhi. Ananda, la felicità più bella, arriva dal samadhi. È un posto che ti rende come un oceano, come lo spazio…. La vita è meravigliosa sulla via del samadhi, si sente ananda… Vogliamo dire a tutti di non perdere l’enorme e meravigliosa opportunità di questa esperienza….
Tutto nasce da samadhi, che è silenzio, il nulla, il tutto. Uno stato di coscienza con cui non si diviene solo ad atman [essere] ma a Brahman [l’increato, il divino]. Samadhi è la scienza totale di questo universo, una scoperta, è la fonte dell’intuizione. Il nulla significa che lì è tutto, e ogni cosa è connessa. Nell’utero della madre siamo in samadhi; noi siamo samadhi, dobbiamo ritornare.”

Tantric Yogiraj Sri Ramesh Ji Maharaj

Sri Ramesh, Maestro di Allahabad (Prayaga) che appartiene alla tradizione dei Shakta, che raccoglie i seguaci della “Dea madre”: Mahalakshmi, consorte di Vishnu; gli appartenenti a questa corrente si distinguono anche per la veste che è rossa. Ecco cosa ci disse:

“Ho 48 anni e da 25 sono dedito alla ricerca spirituale. Mi occupo di curare i poveri ed i malati, ho la fortuna di avere dei poteri di guarigione ed il mio metodo è il tantra. Qui al Kumbha ho un mio campo dove si può stare con un’offerta libera, dove alloggiano anche molti pellegrini occidentali. Sono piuttosto critico rispetto agli insegnamenti tradizionali, penso che si debba preoccuparsi della gente prima che delle vacche… Tra gli uomini ci deve essere fratellanza, prescindendo dal credo. Il Kumbha ha un che di scientifico; grazie a ragioni astrali ha una funzione di guarigione sia fisica che mentale. In ogni caso io non mi immergo nelle acque del Gange perché è inquinato, mi limito a toccare la fronte con l’acqua.Nel mio metodo d’insegnamento conferisco la Sadhana, ovvero la disciplina con le regole che il discepolo deve seguire, ed uso la terapia del tocco convogliando l’energia sulla persona, la pratica del fuoco e del mantra. Ho riprodotto a fini didattici gli Yantra principali su delle tavole di rame. Ci sono molti Yantra, per la salute con il mantra Om Nama Shivaia; o per la prosperità, con un altro mantra [lo recita]. La cosa importante da capire è che il tantra è una scienza utile a tutti, non è religione; come funziona lo scatto di una foto per tutti, così il tantra yoga. Vedete poi questo Yantra: si legge il rapporto tra pianeti e salute, con la divinità centrale che è la Dea madre, Mahalakshmi.”

Sri Sri Ravishankar 

Sri Sri Ravishankar era uno dei grandi personaggi della spiritualità dell’India presenti, fondatore della scuola “The art of living” che ha molti centri nel mondo. È stato invitato a parlare alle Nazioni Unite e dopo il Kumbhamela andava a Davos alla conferenza mondiale sull’economia; abbiamo notato che tra i Maestri presenti era quello circondato da una efficiente organizzazione che curava con attenzione il rapporto con i media. Ecco le sue parole:

A Davos cosa dirà?
“Che bisogna vedere ciò che esiste di comune tra le religioni del mondo, vedere l’unicità del tutto. Aprire la visuale, che Dio è amore.”

Come è diventato illuminato?
“Sono stato così dall’inizio, credo nella semplicità e nella compassione.”

È questo il segreto, semplicità e compassione? 
“Bisogna essere come dei bimbi, lasciare andare ogni inibizione.”

Qual è la ragione del successo della vostra scuola?
“La grazia divina.”

E l’acqua del Gange?
“Per natura siamo puri, ma la negatività e le colpe che ci circondano possono essere lasciate cadere, non sono così profondamente dentro di noi, così crediamo in India. Originariamente siamo puri, e ci possiamo purificare anche con un bagno nel Gange.”

È la fede o l’acqua?
“La fede, è la fede che muove le cose.”

Swami Prashad Sharma Shastri, Akil Bharatvasheeya e la Yagya 

Swami Prashad Sharma Shastri, 55 anni, Leader religioso della Dharmasangh di Benares, la grande istituzione braminica che ha giurisdizione sul tempio di Shiva di Varanasi che è uno dei siti di maggior sacralità di tutta l’India; sicuramente una delle comunità religiose di maggior riferimento del Paese. Ci ha ricevuti e gli abbiamo chiesto un saluto; ci ha osservati tranquillo per un po’ ed ha iniziato a salmodiare un inno vedico con cui ha chiesto la benedizione al suo Guru per il nostro beneficio. Quindi ci ha detto:

“La cultura indiana à rafforzata dalla religione vedica e la religione e cultura indiane cercano il benessere non solo delle persone, ma del mondo, di tutto, piante e animali. Quello che esiste è parte di Dio, questo è quanto insegna la religione dell’India. Chiedo che siano benedetti gli italiani e che tutti siano in pace e godano del benessere. Spero che la gente dell’Italia viva in pace e do la mia benedizione a questo fine.”

Parliamo quindi con Akil Bharatvasheeya, di 70 anni, Segretario Generale della Dharmasangh.

“Noi rappresentiamo uno dei campi che da più tempo vengono qui al Kumbha. Il Kumbha avviene ogni dodici anni [riferisce dei cenni astrologici]. La nostra motivazione non è solo individuale, vogliamo il benessere di tutto il mondo, vogliamo salvare la vita di tutti gli esseri.”

La Dharmasangh aveva allestito una grande struttura fatta di bambù, un vero miracolo di ingegneria povera, sotto cui vi erano 108 bracieri circondati dai devoti che officiavano, guidati dalle salmodie vediche dei bramini, un complesso rituale fatto lanciando semi di mostarda e altre sostanze nei fuochi sacri.

Cosa ci dice di questa colossale cerimonia del fuoco, la “Yagya”?
“La Yagya produce una potentissima forza spirituale per tutto il mondo. Nei Veda si cita che la Yagya qui a Prayaga è molto forte e di beneficio per tutto il mondo. Usiamo un rituale indicato nei Veda. I tre colori del basamento del fuoco rappresentano i tre stati mentali (pace, rabbia, pensiero) che sono trascesi, perché vogliamo essere solo connessi a Dio.”

Sri Sri 108 Srimanant Pandit Swami e Baba Bhagwant Bhajan Singh (Sikh)

I Sikh sono una delle principali famiglie religiose dell’India; sono sempre presenti ai Kumbha ed anzi nel XIX secolo ad Haridwar erano stati i più aggressivi nella lotta per le precedenze nelle abluzioni.

Sri Sri 108 Srimanant Pandit Swami Capo era il capo spirituale dei Sikh e Presidente della Sri Nirmal Panchaiti Akapara, con sede nella città santa di Haridwar. Ci disse:

“Ci sono due vie per i Sikh, la nostra prevede sia il Guru vivente, ad esempio la mia persona, che il Guru Grant [libro sacro dei Sikh]; altri invece ammettono solo il libro. Al Kumbhamela veniamo per insegnare e abbiamo grande fede nelle proprietà del Kumbha, perché i nostri Guru vennero qui. Quindi anche noi lo facciamo.”

Baba Bhagwant Bhajan Singh, Maestro Sikh di 48 anni a capo di un gruppo di 300 pellegrini; il suo Guru è Sri Sri 108 Srimanant Pandit Swami.

“Molti discepoli mi cercano, io prego per loro ed essi realizzano i propri desideri. Dio è uno [alza il dito] ed ha molti nomi, come si scrive anche nel libro sacro dei Sikh [il Guru Grant]; c’è anche un nome che raccoglie le iniziali di varie figure: Vishnu, Mahadev ed altri. La nostra pratica è la recitazione e lo studio del Guru Grant. Non cerchiamo Mukti, la liberazione, ma vogliamo l’amore dei Guru, non desideriamo il potere o la liberazione, solo l’amore è importante. Esiste una sola religione, l’amore. Poi tante scuole. Al Guru diciamo: ‘Io voglio solo il Tuo amore’. Veniamo al Kumbha per amore e perché ci sono venuti i nostri Guru. Offriamo da mangiare, dormire e pace mentale ad ognuno 24 ore su 24 sempre qui ed in tutti i nostri centri.”

Deena Bandhu (Hare Krishna) 

Deena Bandhu, nato a Los Angeles negli Usa da genitori di origine italiana, in India dal 1984, aveva la responsabilità del grande campo degli Hare Krishna, un dinamico leader quarantacinquenne di questo movimento. Ecco le sue parole:

Quando hai iniziato la via degli Hare Krishna?
“Sono un praticante dal 1969; trovare Krishna è stato come essere una goccia che incontra il fiume.”

Hai una grande responsabilità in questo campo.
“Ha organizzato tutto Krishna.” [Spiega dimensioni e struttura campo, comprese le attività e la pratica del cibo offerto ai poveri].

Osserviamo che qui dimorano molti occidentali.
“Noi siamo una associazione internazionale che ha 500 ashram nel mondo; in effetti non capisco come ci siano occidentali anche in tanti altri campi.”

Il vostro abito?
“ll costume è in realtà riservato ai ‘sacerdoti’ della scuola.”

Si può essere seguaci di Krishna ed avere una vita normale?
“Basta attenersi ad alcune regole: essere vegetariani, non prendere intossicanti, fare sesso solo con partner legittimi e non fare gioco d’azzardo e scommesse.”

Cosa pensate dell’uso delle droghe?
“Sono cose artificiali, siamo già intossicati dalle intenzioni ed idee errate e così via: vogliamo purificarci, non aumentare i veleni che ci affliggono.”

Ma la vostra è anche una moda?
“C’è sempre chi va e viene; ma abbiamo una filosofia completa, la maggioranza che incontra questi insegnamenti li mantiene. Ed anche se è una fase, va bene lo stesso, fa parte dello sviluppo.”

Cosa pensate del mondo, vi preoccupa?
“Il problema principale è che le persone non sono coscienti di Krishna. Diciamo che un posto è ‘Kossovo’, che un posto è ‘Bosnia’; ma tutto esisteva prima ed esisterà dopo. Abbiamo la coscienza del cane; quando ci suonano alla porta abbaiamo è diciamo chi è là? Che passaporto hai, qual è il tuo motivo? Non collaboriamo.”

Qual è lo scopo nell’essere un seguace di Krishna?
“Siamo tutti servi di Dio, se ricordiamo che siamo tutti suoi figli, anche gli animali, gli alberi, le api, allora sapremo essere fratelli.”

Credi nelle qualità di purificazione delle acque del Gange?
“Naturalmente; quando vado a fare un’abluzione mi sento come se avessi tolto un peso dalle spalle.”

Pellegrini occidentali 

Un’insegnante di yoga

“Vengo dal Texas, mi chiamo Shirley Harmison. Pratico la via spirituale da quando avevo 18 anni, ora sono sulla cinquantina. Sono venuta per incontrare le altre scuole e rappresento Sri Sri Ravishankar, che è il mio Guru da 12 anni. Lui è qui per dare il darshan [sguardo divino] al mondo. Ho molta fede nell’acqua del Gange, e faccio le abluzioni. Qui vediamo persone di ogni età; mi è rimasta impressa una gracile donna di 80 anni: qui loro fanno il bagno e lavano via ogni colpa, ed avanti con la vita. Mi piace la semplicità dell’India e soffro vedendo i computer che invadono anche qui. Ma non sono contraria alla tecnologia, ad esempio all’uso positivo dei telefonini. Al Kumbha si passa dai telefonini a chi cammina 5000 miglia per venire fin qui. Il mio Maestro crede in internet, dice che la tecnologia potrà aiutare a portare la pace nel mondo.”

Una seguace degli Hare Krishna

“Vengo dalla California e ho 37 anni; faccio la pompiera e da 17 anni sono seguace degli Hare Krishna. Sono una madre, ho dei figli, e la pratica spirituale mi arricchisce anche in questo ruolo. La visione di Krishna mi dà un senso di pienezza.”

Pellegrini in cammino 

“Vengo da Gorapur, nell’Uttar Pradesh, per fare un bagno perché questo è un evento religioso ed è di buon auspicio essere qui.”

“Vengo da Gorapur perché è di buon auspicio, qui si riceve il darshan, la benedizione divina di Gangaji [il Gange].”

“Vengo da Dandari nel Bihar, sono venuta perché è di buon auspicio e per raggiungere l’illuminazione.”

“Vengo da Shahajahapur nell’Uttar Pradesh con il pullman perché è di buon auspicio e per vedere il Kumbhamela.”

“Vengo dall’Andra Pradesh. Sono qui per ricevere la benedizione e per pregare per la pace, perché c’è del conflitto nel nostro paese.”

“Khalsa è il mio maestro, sono venuto in treno da Vashaspur nell’Uttar Pradesh per un bagno perché mio padre è morto e desidero che mio padre raggiunga l’illuminazione.”

“Sono un monaco e vengo da Jabalpur nel Madhia Pradesh in treno. Sono qui per la mia fede religiosa, per incontrare Maestri e Guru, per la meditazione e la pace.”

“Vengo da Fathepur nell’Uttar Pradesh (UP) in treno per fare meditazione.”

“Sono di Allahabad e sono qui per vedere i Maestri.”

  INDICE DELLA SEZIONE

  VIAGGI A CALENDARIO

Tutti i nostri viaggi in partenza:

Viaggi in partenza

  I VIAGGI DI AMITABA

  RICHIESTA INFORMAZIONI

Per qualsiasi domanda e curiosità,
compila tutti i campi del form:

[contact-form-7 id=”1916″ title=”Modulo di contatto 1″]