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Il Rajasthan è la regione da molti considerata la più evocativa dell’India, posta tra il deserto e le pianure gangetiche, ricca di storia, una terra dove i popoli guerrieri dei Rajput rajasthani hanno contrastato l’immenso potere degli imperatori islamici Mughal, preservando le tradizioni più antiche ma vivendo un continuo susseguirsi di battaglie e alleanze, costruendo città e palazzi che primeggiavano per lo splendore e la raffinatezza delle arti. Oggi troviamo così un vasto insieme di testimonianze di inestimabile valore artistico, immerse in un bell’ambiente naturale dove il costume locale è rimasto legato alle tradizioni, sia nel vestire che nelle rappresentazioni di musica e danza.
Un modo molto bello per conoscerne la cultura è partecipare ai festival, tra i quali sicuramente il più celebre è diventato Pushkar. Ma vi sono anche altre opportunità, interessantissime e meno frequentate dai visitatori stranieri.
Tra queste sono particolarmente belle le fiere di Nagaur e Baneshwar, che si svolgono a pochi giorni di distanza nei primi mesi dell’anno e possono essere viste nell’ambito di un unico viaggio. Nagaur si raggiunge da Jaipur, usualmente facendo tappa a Kuchman (160 km da Jaipur), una cittadina che preserva alcuni deliziosi Haveli, le tipiche case dei nobili rajasthani ornate con stupendi intarsi di pietra, ed un grande forte del IX secolo che domina la collina e contiene un interessante museo; dopo Kuchman, proseguendo per altri 135 chilometri, si arriva a Nagaur. Per andare da Nagaur a Baneshwar ci sono diverse possibilità; un’ottima opzione è passare da Jodhpur e Udaipur arrivando poi a Dungapur, che si tiene come base per partecipare al festival di Baneshwar.
La cittadina di Nagaur è un antico insediamento Rajput circondato da alte mura e dominato da un poderoso forte che risale al quarto secolo, con pittoresche stradine e palazzi che creano un’atmosfera sospesa nel tempo. Ogni anno vi si svolge uno dei principali mercati di bestiame del Rajasthan, dove si riuniscono tutte le popolazioni rurali del distretto con carri trainati da buoi, bufali e cammelli, ed a volte i greggi al seguito. Ognuno sfoggia i migliori abiti tradizionali, gli uomini portano coloratissimi turbanti e le donne esibiscono una profusione di collane, cavigliere d’argento e svolazzanti veli colorati. Uno degli eventi di maggior richiamo sono le corse dei cammelli, ma il grande raduno è soprattutto occasione di incontri con momenti festosi di musica e danza.
Baneshwar nella lingua locale dei Vagdi significa “signore del delta”, ed indica il piccolo delta formato dalla confluenza dei fiumi Som e Mahi a 45 chilometri da Dungarpur, il punto dove si svolge il festival; questo nome è anche stato dato al venerato lingam di Shiva (la sua forma fallica aniconica) custodito nel tempio di Mahadev a Dungarpur. La festa deriva dall’unione di due eventi che originariamente si svolgevano separatamente, uno in onore di Shiva nella forma di Baneshwar Mahadev, l’altro di Laxmi e Narayan (Vishnu), che ebbe origine dopo la costruzione di un tempio nei pressi della confluenza. Nel giorno di auspicio un importante bramino giunge alla confluenza con una grande processione che scorta una statuetta d’argento portata da un cavallo. L’abluzione rituale eseguita dal bramino segna il momento propizio, e molti fedeli si immergono nelle acque. Nei templi si svolgono suggestive cerimonie rituali e canti vedici, annunciate dal richiamo dei gong nel tempio di Laxmi e Narayan; al Beneshwar Mahadev al mattino viene eseguita la cerimonia dell’aarti con l’offerta dell’incenso e il sacro lingam viene cosparso di zafferano e lavato con acqua; alla sera il lingam viene coperto con la cenere e viene eseguito uno spettacolare aarti con i bracieri di fuoco.
Il festival di Baneshwar è la festa tribale dei Bhils, che utilizzano la confluenza dei fiumi Som e Mahi come sacro luogo dove depositare le ceneri dei morti. La sera attorno ai fuochi i Bhils cantano con toni particolarmente acuti le canzoni tradizionali, e vengono organizzati anche piccoli spettacoli. Attorno a questa vasta aggregazione di gente che dà sfoggio dei propri abiti tradizionali si forma anche un interessante grande mercato.
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