Iran: Un mondo da conoscere
In questo divertente testo Diego Balboni (le foto esposte sono sue) ci parla delle donne iraniane e di come, nonostante vivano in un Paese islamico, siano a tutti gli effetti donne del XXI secolo. Per maggiori approfondimenti sull’Iran, visita anche la sezione Paesi e tradizioni.
“Wish you come to Iran immediately”, con tanto di fiorellini ed emoticon vari. Ma da dove spunta una frase del genere? Sono andato in Iran con il mio bravo corredo di sorrisi di compatimento, di orecchie piene di “sei pazzo, mettiti il giubbotto antiproiettile, vai in mezzo ai talebani a dare i soldi a quelli che tengono le donne alla catena, a quelli che vivono nel medioevo” e mi ritrovo su WhatsApp questo bel messaggino spedito dal “suo” iPhone. Ma “suo” di chi?
Merita una decina di giorni e il periodo migliore va da maggio a ottobre (luglio è il più caldo ma io sono sopravvissuta tranquillamente…).
Necessariamente dovrete avere come mezzi di trasporto voli interni/treno/macchina con autista…
Adesso vado a riprendermi dal volo notturno e grazie a tutte per l’attenzione affettuosa con cui avete vissuto il viaggio con me.
All’inizio del mio viaggio, mi sono ritrovato a pranzare nei giardini di Mahan, profondo Sud Iraniano, vicino alla città di Kerman. Era la nostra pausa sulla via per Bam. Nel giardino pochi turisti e una moltitudine di iraniani, soprattutto ragazze, a godersi un’oasi verde in mezzo al deserto. Come poi mi è capitato in infinite altre occasioni, sono stato fermato da alcune ragazze in giro beatamente da sole. Foto io a ciascuna di loro e poi foto di gruppo. Un bel “selfie” fatto con il “suo” smartphone e il solito terrificante braccino. Infine la domanda di rito di una di loro:
“Mi mandi le foto?”
“Come no, mi dai il tuo numero?”
“Certo” e me lo scrive sul taccuino.
Al ritorno le mando le foto, lei mi risponde e mi manda il “selfie”, poi le foto della laurea.
“In cosa ti sei laureata?”
“In genetica!”
Ah! Ma non doveva stare in cantina? E poi mi chiede se uso WhatsApp, Telegram o qualunque altro social. Ma non dovevano essere timide, tagliate fuori dal mondo, non parlare con gli uomini, girare solo accompagnate dai parenti maschi…
“E adesso che fai?”
“Studio per l’ammissione al master” ed il tutto ad appena 22 anni. Complimenti!
Beh, in fondo anche la mia guida è una donna, ha laurea e master, la patente, porta a spasso turisti di ambo i sessi per 15 giorni senza eccessivi turbamenti. Magari indossa un hijab stretto stretto, magari non dà la mano, ma per il resto non c’è problema. Anche perché con uno smartphone da una parte e un tablet dall’altra avrebbe bisogno di tre mani!
L’Iran di cui è molto facile innamorarsi è anche questo. Si arriva nel Paese dell’Asse del Male, come era classificato dagli USA, nel Paese che viene menzionato sui giornali solo con corredo di gente che penzola dalle gru, di donne lapidate, di gente che racconta le peggio torture subite, di manifestazioni di fanatismo religioso. Certo l’Iran è anche questo, ma viaggiando ci si trova sempre circondati da sorrisi, dai “welcome” dei passanti, dalle richieste di “selfie” di tutte le ragazze che sanno anche un minimo di inglese. Già le ragazze, quelle che per noi, nella nostra voglia di semplificare e banalizzare tutto e soprattutto nella nostra presunzione di capire tutto in 3 secondi, sono le vittime del fanatismo religioso… Nella realtà, invece, molto spesso sono colte, sorridenti, non certamente macchine per sfornare figli come da altre parti, ma persone con una loro ben precisa individualità e piani per un proprio futuro. Magari senza marito e senza figli.
L’Iran è un rompicapo, una sfida continua a mettere insieme iPad e Ashura, fisica nucleare e il Profeta, i migliori ingegneri del mondo e i 12 Imam. Un rompicapo affascinante, come affascinanti sono gli iraniani. E soprattutto le iraniane.